LA STAMPA (29/11/2011)
Il FASCINO YIDDISH IN SINAGOGA
In concerto i torinesi Svoboda
Il fascino della musica yiddish e rom, brani tradizionali come Pilem Pilem e Hava Nagila, gli incanti delle melodie klezmer dal Mediterraneo alla Mitteleuropa fino al Medio Oriente. Tutto questo nel concerto dal titolo Canzoni della Memoria che i torinesi Svoboda (con la bella voce di Stefania Cammarata) hanno tenuto domenica nella Sinagoga di via Foa. A cura della Comunità ebraica dI Vercelli.
[G. BAR.]
LA STAMPA (26/11/2011)
Canzoni yiddish e rom per la Memoria in musica dell’orchestra Svoboda
In Sinagoga.
Concerto gratuito domenica alle 16 nel Tempio di via Foa
La comunità ebraica vercellese presenta domenica alle 16, nella Sinagoga in via Foa, una delle realtà più interessanti e sanguigne della musica yiddish ed etnica: l’orchestra Svoboda. La formazione nata più di dieci anni fa, è composta da voce, fiati, chitarra, basso, batteria e percussioni e creando un percorso geografico-emotivo che supera i confini e mescola le culture, porta alla ribalta insolite sonorità che spaziano da composizioni originali a riletture di brani popolari che vanno dal Mediterraneo alla Mitteleuropa, fino all’Oriente.
Nello spettacolo che si intitola «Canzoni della memoria», la Svoboda metterà in repertorio anche pezzi dell’ultimo cd «Graditi ospiti», lavoro che nasce da una passione di lunga data per la musica yiddish e per quella rom. I musicisti sono: Stefania Cammarata, voce; Gianni Daniello, batteria; Roberto Freggiaro, basso; Paolo Ginanneschi, percussioni; Claudio Ricci, chitarra; Igor Vigna, tromba e Sergio Zaccardelli, sax soprano e contralto. La formazione ha partecipato a diversi festival di musica klezmer e gipsy, e lo scorso anno ha vinto la terza edizione del premio Leo Chiosso con il brano originale «Le nuvole sono».
Il programma di domenica (l’ingresso al Tempio di via Foa è libero) prevede tradizionali yiddish, classici ebraici come «Hava nagila» o trasmessi dalIa cultura rom come «Sonuska», «Djelem Djelem», e «Pilem Pilem». Commenta la presidente della Comunità ebraica Rossella Bottini Treves: «Abbiamo deciso di ospitare l’Orchestra Svoboda prima della ricorrenza di Chanukkà (festa delle luci) che inizia il 20 e finisce il 28 dicembre. E’ un concerto alla memoria di tutti coloro che hanno subìto le persecuzioni e il genocidio della Shoà in Italia e in Europa». (G. BAR.]
PIEMONTE MESE (Aprile 2008)
Musica senza frontiere
Impossibile resistere ai ritmi della Svoboda Orchestra, un ensemble di musicisti torinesi che rivisita con grande successo di pubblico e con la massima libertà espressiva la musica popolare della più antica tradizione europea, dal Mediterraneo ai Balcani.
Non a caso “svoboda” vuol dire libertà…
Marisa Porello
Nel loro sito internet campeggia un’insegna che recita: Musica senza frontiere. E in home page viene messa in risalto la definizione di “un ensemble specializzato nel recuperare tradizione e folk viaggiando dal Manzanarre al Reno, e ancora più in là verso i Balcani, su di una trascinante e coinvolgente carovana targata world music …”. Stiamo parlando della Svoboda Orchestra (in slavo svoboda signifi – ca libertà), un gruppo di ottimi musicisti torinesi che attinge alle radici caleidoscopiche della musica popolare e le rivisita senza soggezione e con gran divertimento, per loro stessi e per gli ascoltatori. Il loro ultimo concerto, che si è tenuto all’inizio di febbraio al Piccolo Regio di Torino, è stato una delizia non solo per gli orecchi, ma per tutto il corpo, perché quella della Svoboda è una musica che “prende” e porta il pubblico ad una partecipazione da grande festa. Ad un certo punto, i bambini presenti non hanno più resistito e si sono messi a ballare come indiavolati sotto il palco.
Quando e come è nato il gruppo, e su quali linee guida e sensibilità vi siete incontrati?
Il gruppo è nato circa dieci anni fa, ricorda Stefania Cammarata, cantante della Svoboda Orchestra, dall’idea di alcuni amici, musicisti e non, da sempre con la passione e la curiosità per la musica nelle sue espressioni più ampie. Alcuni componenti del nucleo iniziale erano anche membri di un gruppo jazz d’avanguardia (lo Stick and String Quartet) che, dopo l’inserimento della voce, è poi andato a confl uire ed ad ampliare l’orchestra. Negli anni sono entrati e usciti vari elementi: violini, viole, trombe, tromboni, pianoforte e fi sarmonica, e il nostro sogno è che Svoboda resti un’orchestra aperta ai cambiamenti e alla sperimentazione. Chi entra in Svoboda sente subito un approccio alla musica poco accademico ma attento a valorizzare le potenzialità, i sentimenti e le esperienze di ogni singolo elemento. Nel gruppo ci sono persone provenienti dalla musica classica e da quella d’avanguardia, dal jazz e dal folk, e che lentamente, grazie alla “scuola di formazione Svoboda”, hanno iniziato ad avvicinarsi e a conoscere nuovi generi di varia provenienza, scoprendo punti di contatto e similitudini anche fra tradizioni musicali apparentemente molto distanti fra loro.
Come definite la vostra musica?
Questa domanda, per quanto semplice e ovvia, ci mette sempre in crisi. Non amiamo defi nirci sotto un unico genere, anche se forse quello di world music è senz’altro il più adatto ad includere le molteplici fonti da cui attingiamo. Amiamo dire che facciamo la musica che ci piace e che cerchiamo di suonarla con il cuore. Alla fi ne dei concerti anche chi non ci conosce capisce che fra di noi c’è amicizia, complicità, affi atamento, e questo lo si avverte anche da come proponiamo i brani, indipendentemente dal fatto che siano nostri oppure della tradizione rom, di quella kletzmer, dei Balcani, mediterranea o di qualsiasi altra zona del pianeta. Sicuramente non proponiamo generi musicali in modo ortodosso ovvero secondo i canoni delle culture da cui sono stati tratti. Semplicemente ci ispiriamo ad alcuni brani di tradizioni che sentiamo vicine per similitudine di strumenti, per lo spirito da festa che riescono a riprodurre, per la ricchezza che le diverse lingue offrono e che per la voce rappresentano mille diversi strumenti da suonare. Il kletzmer ad esempio, termine che in ebraico vuol dire semplicemente “strumento musicale”, è la musica tradizionale degli ebrei dell’Europa orientale, le cui canzoni sono cantate in lingua yiddish e raccontano episodi della vita degli shtetl, i villaggi in cui vivevano. Oppure le musiche dei vari gruppi rom che, presenti in molti paesi europei, hanno assimilato e riprodotto ritmi, melodie ed armonie che fanno della cultura musicale rom, insieme a quella balcanica e a quella ebraica, un patrimonio inestimabile a cui attingere ed ispirarsi. Non parliamo poi delle tradizioni mediterranee – arabe e latine – ed orientali – vicine ed estreme – che ancora molto possono offrirci.
Il vostro repertorio spazia da rifacimenti di classici folk, europei e non, a componimenti originali. Come avviene la scelta dei brani da eseguire?
La scelta solitamente viene fatta attraverso la proposta di brani ascoltati che hanno catturato l’attenzione di qualcuno di noi che ci ha visto una possibile rilettura Svoboda, oppure appositamente confezionati dai nostri compositori-arrangiatori (violinista e bassista). Io personalmente ho chiesto di cantare in più lingue possibili, quasi mai in italiano o in dialetti, salvo eccezioni, in quanto ritengo ogni lingua straniera un diverso strumento cui la voce può dare interpretazioni e sonorità differenti.
Questo signifi ca che la tradizione folk italiana viene un po’ trascurata?
Senza nulla togliere al nostro Paese, alcune sonorità ci piacciono più di altre, semplicemente. La tradizione folk italiana è molto bella e ricca, ma con la musica vogliamo portare noi e gli ascoltatori in un viaggio intorno al mondo, amalgamando note, lingue, strumenti, ritmi e melodie, e facendo della mescolanza e delle contaminazioni fra i generi una delle nostre caratteristiche.
La formazione è sempre uguale o cambia ed è aperta a contributi esterni?
La formazione consta di un nucleo stabile di sette elementi che possono incrementare, come è successo per il Regio, grazie a collaborazioni con musicisti esterni (che però hanno in qualche modo sposato il progetto Svoboda) ma anche diminuire nel caso in cui manchi qualcuno di noi oppure lo spazio o la situazione lo richiedano.
Avete inciso dei dischi? Dove si possono trovare?
Abbiamo inciso un unico disco nel 2002 in seguito alla vittoria del concorso musicale “Ivrea in Musica”. Le copie sono esaurite e abbiamo intenzione di incidere al più presto qualcosa di nuovo che ci rappresenti per quello che siamo oggi: una formazione leggermente diversa, più matura e con un repertorio più vasto.
Oltre che essere una vocalist da brividi, durante il concerto ti comporti come una vera mattatrice; presenti i brani, i musicisti e gli strumenti musicali…
Rigorosamente in ordine alfabetico oggi la famiglia Svoboda è composta da: Gian Paolo Cabutto alla chitarra e voce; Stefania Cammarata alla voce; Nico Casassa Vigna al violino e occasionalmente alla viola; Laura Culver al violoncello e talvolta ai sax soprano e contralto; Gianni Daniello alla batteria e alle percussioni; Roberto Freggiaro al basso; Alessandra Osella al piano e alla fi sarmonica; Sergio Zaccardelli al sax soprano e al clarinetto. Hanno collaborato con noi al Piccolo Regio Teodor Catarama al clarinetto e Andrea Verza alla tromba e al flicorno.
Prossimi concerti da segnalare ai lettori di Piemonte Mese?
Consigliamo a tutti di visitare i nostri siti: www.svoboda.it e www. myspace. com/svobodaorchestra e di iscriversi alla mailing list per ricevere gli aggiornamenti sui nostri concerti.
TORINO E DINTORNI (http://torino-e-dintorni.blogspot.com/) (08/01/2007)
Svoboda Orchestra al teatro Esedra di Via Bagetti.
Straordinario concerto ieri sera al teatro Esedra di via Bagetti della Svoboda Orchestra. Ingresso libero, folla delle grandi occasioni. La Svoboda Orchestra è composta da ottimi musicisti, su tutti la voce e la mimica di Stefania Cammarata, che propongono un repertorio di wordl music che spazia dalla Bosnia alla Russia fino alle Mitteleuropa. Inizio con una ballata bosniaca, salto tra vecchi pezzi degli Svoboda e nuove melodie. Una rivisitazione folk unica, la prima live per Alessandra Osella alla fisarmonica, gran debutto!
LA SENTINELLA DEL CANAVESE (17/10/2002)
A Ivrea con gli ‘Svoboda’
Il trionfo della musica balcanica
Alessandro Barbiero
Sono gli “Svoboda Orchestra” i vincitori del concorso “Ivrea in musica” edizione 2002. Il concorso è nato nel 1997, creato dal Music Studio, e si è sviluppato negli anni, realizzando spazi per far suonare gruppi emergenti di Ivrea e dintorni. Le prime edizioni si svolgevano nell’ambito dell’Euro Jazz Festival, sempre per le vie della città di Ivrea (via Arduino, via Palestro, chiesa di Santa Croce). Durante gli ultimi tre anni la manifestazione è stata supportata economicamente dal comune e si è svolta in Piazza di Città.
Il premio per il primo posto consisteva nella produzione di un disco. Bella confezione, con in copertina l’illustrazione vincitrice del concorso “Guardando al mediterraneo, l’incontro tra i popoli”.
Primo disco della Svoboda, quindi. La band è composta da nove elementi (voce, chitarra, violino, violoncello, batteria e percussioni, basso, tastiere, tromba, clarinetto), età media intorno ai 45 anni. Il genere che suonano è la world music, ispirata alla musica balcanica. Nove pezzi di cui quattro della tradizione dei balcani, per circa quaranta minuti di melodie quasi da film di Kosturiza (la traccia numero 4 è “Ausencia” di Bregovic). Musica a metà tra quella da circo o da matrimonio nomade, come spiega il libretto del cd. La tecnica è eccellente, anche gli arrangiamenti sono della Svoboda, musicisti non di primo pelo, insomma.
Saltano subito all’occhio (o all’orecchio…) le differenze rispetto ai vincitori delle passate edizioni. Riascoltando i dischi di “Baobabs” e “Volusgolia”, vincitori rispettivamente delle edizioni 2000 e 2001, manca qualcosa. E’ sparito il rock, cosa in sé non deprecabile del tutto, se si considera che lo scopo della manifestazione è di superare le barriere di genere e stile. Ciononostante, magari a qualcuno sarà dispiaciuto, soprattutto considerando che il novanta per cento (o forse più) dei gruppi emergenti, composti da ventenni, suona questo genere. I ragazzi che oggi, nel 2002, armeggiano con chitarre e tamburi, sono nati quando il rock esisteva già da almeno vent’anni. L’avranno assimilato; se continuano a suonarlo, qualcuno si chiederà, un motivo c’è.
LA STAMPA (4/10/2002)
DOVE & QUANDO
ROCK. Il concorso “Ivrea in Musica 2002” si conclude ufficialmente oggi, alle 21,30 al Teatro Giacosa, con il concerto della Svoboda Orchestra, gruppo vincitore. Nella stessa serata vengono esposte tutte le opere che hanno partecipato alla sezione grafica del concorso.
LA VALLÉE MATIN (11/07/2002)
Ivrea – Abbiamo chiesto alla Svoboda Orchestra, band vincitrice della rassegna <Ivrea in Musica 2002>, di raccontarci la storia di questa straordinaria orchestra che, attraverso l’intrecciarsi e il rincorrersi di melodie, offre sicuramente una sonorità insolita e originale nel panorama musicale attuale e propone un sound che sfugge a qualsiasi etichetta.
La Svoboda Orchestra è stata definita «un ensemble specializzato nel recuperare tradizione e folk viaggiando dal Manzanarre al Reno, e ancora più in là verso i Balcani, su di una trascinante e coinvolgente carovana targata world music … un circo all’incrocio tra la tradizione Klezmer e la musica da cinema». E’ possibile trovare una parola per definire il vostro gruppo?
In genere – spiega Sergio Zaccardelli, musicista e portavoce della band – a noi non piacciono le etichette e ci siamo sempre sentiti un po’ stretti nei generi musicali precostituiti. Ci hanno inscatolato nella world music perché in fondo componiamo canzoni ispirate a terre e lingue diverse dalla nostra, ma per noi non è importante il genere quanto lo spirito con cui ci si propone, il cuore che più della mera tecnica trasmette qualcosa a chi ci ascolta.
Come nasce il gruppo e quali sono le chiavi di lettura della vostra musica?
La Svoboda Orchestra nasce nel 1999 dalla fusione di due gruppi esistenti: un quartetto jazz d’avanguardia e il gruppo iniziale Svoboda, a cui si è aggiunta subito la voce e in seguito la tromba e la tastiera. Siamo un gruppo di Torino composto da persone che si conoscono e fanno musica da molto tempo in gruppi diversi. Le estrazioni musicali sono tra le più disparate, dal jazz alla classica, alcuni hanno fatto anche del folk, altri musica d’avanguardia.
Accanto a composizioni originali, proponiamo brani della tradizione popolare con uno spirito che oscilla tra la citazione ‘da camera’ e la festa di matrimonio nomade.
Cerchiamo, per quanto ci riesce, di mettere sia nei pezzi di nostra composizione che negli arrangiamenti di brani tradizionali, la voglia di ‘giocare’ con la musica in assoluta libertà e senza pregiudizi. E’ così che un motivo tradizionale Klezmer può iniziare con un tempo di reggae o che una vecchissima canzone zingara, riproposta negli anni 60’ in America da Marianne Faithfull e in Italia da Gigliola Cinguetti, per noi diventa una beguine cantata in giapponese.
Purtroppo sul mercato musicale non è facile trovare spazi per questo tipo di proposta, a meno di non essere un gruppo famoso a livello internazionale>.
Tornando al concorso eporediese, come avete vissuto questa esperienza e qual è il vostro commento sulla manifestazione?
Per quanto riguarda Ivrea, ovviamente siamo molto contenti del risultato e ci è piaciuto molto il tema del concorso: le contaminazioni, esattamente ciò che cerchiamo di esprimere attraverso la nostra musica. Eccellenti l’organizzazione, il palco e il service. Per concludere direi che è un’ottima iniziativa e che a Torino, la nostra città, non ce ne sono di analoghe.
CARTA IGIENICA Webmagazine (n. 20 – 2001)
Intervista
1) Ci racconti qualcosa su come si è formata l’orkestra, e da dove nasce l’interesse per questo tipo di musica?
Il nucleo originario di Svoboda nasce circa 5 anni fa dall’incontro di cinque amici-musicisti che avevano già suonato insieme in altre formazioni. Musicisti dalle diverse estrazioni ed esperienze musicali, che avevano militato (e alcuni tuttora) in gruppi come gli Stick and String Quartet, La Lionetta solo per citarne alcuni. Nel corso degli anni ha raccolto altri amici con la stessa passione fino ad arrivare alla formazione attuale che è di 10 componenti. La provenienza eclettica – studi classici, musica jazz, sperimentale, tradizionale – e un gusto per la musica senza confini ha fatto emergere un tipo di sonorità che fa stare insieme generi diversi che comunicano lo stesso sentimento. Diciamo che l’interesse è per la musica in sé…
2) Come lavorate durante la preparazione dei pezzi?
In un gruppo così numeroso è molto importante lavorare sull’arrangiamento, sull’interpretazione, sull’impasto delle sezioni. Si alternano momenti di improvvisazione e di fantasia, ad altri di studio e di “limatura” dei pezzi. Non è solo importante che i pezzi vengano eseguiti in modo tecnicamente corretto, ma che siano anche interpretati con il cuore.
3) Sicuramente il vostro progetto non prevede barriere razziali, anzi; come è cambiata la vita dei vostri brani dopo questo particolare autunno?
Proprio perché le barriere razziali per noi non esistono, la vita dei nostri brani continua in quella direzione… rafforzata!
4) Ma quali sono i palchi che ospitano un gruppo come il vostro?
Grandi!!! Dieci persone che si presentano con strumenti come una batteria, una tastiera, un violoncello…
5) Avete partecipato qualche mese fa ad un festival di musica klezmer (E ZINGARA), cosa vi è rimasto, e soprattutto cosa vi ha fruttato questa partecipazione?
Ci è rimasta l’emozione di partecipare ad una manifestazione prestigiosa, conoscere e suonare accanto a musicisti di fama mondiale. Quanto a frutti, bisogna aspettare la primavera
6) Qual’è il vostro rapporto con le nuove tecnologie affiancate al suono?
Al momento nullo, ma c’è un interesse curioso e un’attenzione a tutto quello che c’è di nuovo in giro…
7) Avete una grande cultura musicale e molte esperienze: purtroppo il patrimonio musicale della maggior parte delle persone è un pò imposto, se poteste decidere di istituzionalizzare l’ascolto di qualche opera, quale sarebbe?
Una sola risposta è difficile, parlando a nome di 10 persone: “Mozart!” no! “Frank Zappa!” no! “Carla Bley” “Oregon” ma no!! “David Bowie” nooo! “Klezmatics” ma va!! “Buena Vista” e allora “Rossini?” oppure “Miles Davis” o ancora… “SVOBODA!”
8) Cosa pensate del panorama musicale italiano attuale, e cosa di tutto quello che gli gravita attorno (enpals incluso)?
Ci appelliamo al Quinto Emendamento: il panorama è abbastanza triste e poco entusiasmante. Certo che suonare non da professionisti nel resto del mondo non è così difficile come oggi in Italia (vedi Enpals & SIAE).
9) Progetti per il futuro?
Continuare a divertirci e a fare musica come piace a noi.
10) Domanda rituale per un felice finale: ci lasciate un messaggio per i posteri ed in particolare per i lettori di cartaigienica?
Più musica – fatta e ascoltata – e meno TV!
CARTA IGIENICA Webmagazine (n. 19 – 2001)
Recensione CD Bulbi
Sonorità acustiche contraddistiguono la Svoboda Orchestra, formazione torinese domicilio di alcuni noti e pregiati musicisti del circuito cittadino; un ensemble specializzato nel recuperare tradizione e folk viaggiando dal Manzanarre al Reno, e ancora più in la verso i balcani, su di una trascinante e coinvolgente carovana targata world music. Violini, violoncello, chitarra, tromba, clarinetto e all’occorrenza viole, sax, e flauto di pan, sono sostenuti da una solida sezione basso-batteria, per incorniciare la virtuosa ed evocativa soprana voce del gruppo.
“Bulbi” è la loro produzione live che contiene sei tracce nelle quali il gruppo unisce composizioni originali a sapienti citazioni con il massimo del gusto. Il cd è uno specchio pressoché fedele del loro spettacolo, vero caleidoscopio di idiomi, suoni, ritmi; musica popolare che diviene colta senza perdere tuttavia tensione e piglio festaiolo. Gian Paolo Cabutto, Stefania Cammarata, Nico Casassa Vigna, Laura Culver, Gianni Daniello, Roberto Freggiaro, Andrea Verza e Sergio Zaccardelli costituiscono questo circo all’incrocio tra la tradizione Klezmer e la musica da cinema; sono convincenti musicisti, e in alcuni episodi anche audaci arrangiatori superando le prove con cognizione di causa. L’unica pecca dei nostri è nella scelta della copertina, che in assoluto è un’idea (lampadine disposte a raggiera su di un piano illuminato, con conseguente effetto radiografia), ma risulta troppo asettica per un disco che contiene calore da barrio, spirito e sudore!
RoKKardo
LA REPUBBLICA (30/12/99)
LA STAGIONE jazzistica dello Juvarra Multiteatro, nella congeniale sede del Cafè Procope dì via Juvarra 15, continua a proporre avvenimenti di notevole interesse anche alla vigilia del nuovo anno – del quale è già stata anticipata la ricca programmazione di gennaio mettendo in evidenza l’interesse alle forme musicali meno convenzionali. Stasera, alle consuete 22.30, è il turno della Svoboda Orchestra, una formazione nata dalla fusione con il preesistente Stick and String Quartet ideato da Laura Culver, una eclettica statunitense da tempo trasferita sì a Torino, la quale divide i suoi interessi fra il violoncello ed i sassofoni (che suona con disinvolta bravura), privilegiando le atmosfere musicali d’avanguardia, come dimostrano ampiamente le numerose incisioni realizzate con esponenti di tale concettualità, a partire da quella firmata all’inizio degli anni Ottanta con la “Democratic Orchestra” milanese.
Da alcuni anni l’unione dei due gruppi citati, composti da musicisti dalle disparate esperienze, ha prodotto situazioni musicali molto interessanti. Protagonisti Fabio Aghemo, Nico Casassa-Vigna, Giampaolo Cabutto alla chitarra, Sergio Zaccardelli al clarinetto, Roberto Freggiaro al basso, oltre a Stefania Cammarata vocalist con Laura Culver e Danilo Pala all’altosax.
(gian carlo roncaglia)
TORINO SETTE (16/12/1999)
Un altro “café”, il Procope di via Juvarra 15 ospita giovedì 30 la Svoboda Orchestra, nutrita formazione che annovera nelle sue file Laura Culver, Danilo Pala, Fabio Aghemo ed altri eccellenti strumentisti. La musica oscilla tra atmosfere festaiole e interpretazioni cameristiche. Si inizia alle 22,30, l’ingresso è libero.
LA REPUBBLICA (30/10/99)
IL JAZZ STA ARRIVANDO un po’ dovunque, il jazz, e non solo in città. A Trofarello è in programma nella splendida Chiesetta di San Giuseppe il concerto della Svoboda Orchestra, inconsueta formazione nata dalla fusione dello Stick & String Quartet della violoncellista e sassofonista americana-torinese Laura Culver con il gruppo Svoboda: il violinista Fabio Aghemo, il chitarrista Paolo Cabutto, Sergio Zaccardelli al clarinetto cui si unisce la voce di Stefania Cammarata. Con Laura Culver ci sono Nico Casassa Vigna al violino e alla viola, Gianni Daniello alle percussioni e Roberto Freggiaro al basso. Inizio alle 21. (G.C.R.)